Dave Clarke è un nome spesso associato a quello di Freddie Mercury; ma, forse, ai più non dice granché.
Chi è costui? E come è diventato uno dei migliori amici del nostro amato Freddie, tanto da accompagnarlo fino al giorno della sua scomparsa?
Dave Clark è nato a Londra il 15 dicembre 1939 ed è noto come musicista e produttore.
La sua carriera nel mondo dello spettacolo inizia in modo alquanto bizzarro: a 15 anni, infatti, inizia a fare lo stuntman nell’industria cinematografica, partecipando a ben 40 pellicole. Solo alla fine degli anni ‘50, si appassiona alla musica e compra una batteria; impara a suonare da autodidatta e forma una band che diventerà celebre con il nome di “The Dave Clark Five”.
A noi italiani, probabilmente, questo nome dice ben poco. In Inghilterra, però, i “The Dave Clark Five”, sono annoverati come una delle migliori band della cosiddetta “British Invasion” degli anni ‘60, secondi solo ai The Beatles. Nel 1964, infatti, scalzarono I want to hold your hand dal primo posto in classifica con un loro brano: Glad all over.
La band divenne, inoltre, molto famosa negli Stati Uniti partecipando più volte al “Ed Sullivan Show” e piazzando parecchi singoli nella top 20 americana.
Il gruppo si sciolse nel 1970 e Clark appese le bacchette al chiodo nel 1972, in seguito ad un incidente in toboga in cui si ruppe le nocche delle mani.
Da quel momento, fonda una società di produzione di programmi televisivi.
Ma, come e quando Dave e Freddie si sono incontrati?
Il primo contatto tra i due avvenne dopo l’epico concerto gratuito dei Queen, svoltosi ad Hyde Park nel 1976. Ma, il “colpo di fulmine” scattò solo anni dopo, grazie al musical Time.
Dave Clark lo compose insieme a David Soames e Jeff Daniels.
La storia, decisamente fantascientifica, racconta le gesta del musicista rock Chris Wilder, trasportato con la sua band ad un concerto presso la High Court of the Universe, nella galassia di Andromeda.
Alla luce dei progressi dell’umanità nell’esplorazione dello spazio, un tale Melchisedic, il Signore del Tempo, decide di esaminare il popolo terrestre. Ciò, per determinare quale ruolo giocheranno gli individui della Terra, nella ricerca della pace universale: Wilder e la sua band sono chiamati a difendere il loro pianeta.
Tra le canzoni scritte per il musical, nascono Time ed In my Defence: ed ecco che entra in gioco Freddie.
In una intervista rilasciata nel 2019, Dave Clarke ricorda:
«Quando Freddie è entrato in studio e c’erano solo Mike Moran al piano e lui, è stato davvero fantastico. Mi ha fatto venire la pelle d’oca. Poi siamo andati a lavorare ai dettagli del brano e abbiamo realizzato 48 piste di cori, cosa mai fatta prima agli Abbey Road. La versione finale era una produzione da 96 piste. Io la adoravo. Freddie la adorava. È stata una nostra idea comune quella di renderla particolare in questo modo. Freddie, in quel periodo, amava le cose innovative e quindi era ciò che volevamo fare».
Il musical venne allestito al Dominion Theatre di Londra e debuttò il 9 Aprile 1986 rimanendo in cartellone per due anni.
Freddie non fu invitato a far parte del cast (il personaggio principale fu affidato a Cliff Richards), ma si dimostrò subito molto entusiasta della produzione.
Clark racconta: “Freddie è arrivato direttamente alla serata inaugurale, rilasciando i commenti più sorprendenti sul musical”
Mercury fu, però, l’ovvio protagonista del videoclip del singolo che dava il titolo all’opera. Il filmato fu girato proprio al Dominion, utilizzando parte dell’impianto luci dello spettacolo.
Clark ha detto che appena prima che iniziassero le riprese al Dominion, il cantante gli chiese: “Come vuoi che lo interpreti?”. Dave gli propose: «Un incrocio tra Edith Piaf, Jennifer Holliday e Shirley Bassey».
C’è una bella intervista del 1986, in cui il grande Freddie ricorda quella che fu la sua risposta: “Bene, tesoro. Ho tutti i loro abiti. Posso farlo perfettamente”.
Dave prosegue ricordando: “Freddie era un uomo divertente, come dimostrato in quella battuta alla mia richiesta. Edith Piaf, che era in giro ancora prima di me, aveva questa meravigliosa carica emozionale. Il vibrato di Freddie mi ha ricordato Jennifer Holliday, che all’epoca andava fortissimo. E poi Shirley Bassey, perché lei ed il cantante dei Queen, erano entrambi fuori dal normale.”
Il 14 aprile 1988, Freddie canta al Dominion interpretando: Time, Born To Rock’n’Roll, In My Defence e It’s In Every One Of Us, insieme a Cliff Richard. Lo spettacolo raccoglieva fondi in supporto al Terrence Higgins Trust, per la ricerca contro l’AIDS.
Fu la sua ultima performance canora in pubblico, di cui, purtroppo, non si hanno registrazioni (a parte l’audio di It’s In Every One Of Us), ma solo qualche fotografia.
I due artisti avevano in comune, oltre all’ironia, gusti musicali molto affini. Mercury confessò all’amico, di essere stato un grande fan dei “The Dave Clark Five”.
Chiacchieravamo molto della musica che ci piaceva e il più grande complimento che Freddie mi abbia mai fatto, è stato quando mi disse: “Sai che i Queen ebbero l’idea per We Will Rock You dalla tua canzone Bits And Pieces del 1964?”.
Immagino che per Dave questo deve essere stato un grandissimo complimento, di cui andare orgoglioso!
I ricordi di Clark sull’amico scomparso, sono molto divertenti: «La cosa bella di Freddie era che mi faceva sempre ridere. Era un grande interprete, ma era anche molto intelligente. Faceva degli storyboard di tutti i suoi video, prima ancora che arrivasse il team della produzione. Amava l’arte e ricordo sempre che aveva un dipinto di Picasso… nel gabinetto! Era un tipo fantastico. Ci siamo divertiti alla grande. Tutti mi hanno detto che sarebbe stato un incubo lavorarci insieme perché, in un certo senso, è un perfezionista. Ma, sono così anche io. Se a Freddie non fosse piaciuto qualcosa lo avrebbe detto e viceversa. Pensavo che sarebbe stata una collaborazione interessante, ma si è rivelata essere un bellissimo sogno.»
Dave e Freddie si sono frequentati negli anni, fino alla fine. Clark è stato uno dei pochi presenti a Garden Lodge il 24 Novembre 1991.
Nel corso di un’intervista del 2008 per il Daily Mail, Clark rilasciò dichiarazioni struggenti riguardo quel giorno.
“Ero con lui in casa sua poco prima che morisse. Eravamo desolati, quando i dottori lasciarono la camera, capimmo tutti che sarebbe stata solo una questione di tempo”.
“Eravamo soli quando morì, sono andato al piano di sotto per dare la tragica notizia a Peter Freestone e Joe Fanelli”.
“Mary Austin telefonò tempestivamente ai genitori di Freddie per dargli la triste notizia. La sua morte ci sembrò serena, dopo tanti giorni di sofferenza. Nonostante stesse, finalmente, camminando verso la luce, il fatto che andasse via per sempre ci sembrò un peccato inimmaginabile. Ha dato così tanto alla vita, ma, avrebbe voluto continuare a farlo”.
A metà degli anni ’90, Dave Clark comincia a fantasticare su un nuovo missaggio di Time, ma, questo nuovo lavoro, vedrà la luce solo nel 2019.
«Dentro di me sapevo che la versione finale andava benissimo e non si poteva fare di meglio, perché è favolosa. Ma, poi ho pensato che mi piaceva così tanto quando Freddie la cantava da solo. Solo una decina di anni dopo ho pensato di mettermi alla ricerca dell’altra versione, anche se solo per mio puro divertimento.
C’erano 96 tracce, 48 solo di voce, con tutti i coristi. Ci sarei riuscito partendo da quello? No.
Ogni tanto dicevo al mio tecnico del suono: “Vai giù ad Abbey Road e fai di nuovo un giro nei caveau”. Non si riusciva in nessun modo a trovare la registrazione con la sola voce di Mercury, senza nessun accompagnamento.
Alla fine del 2017 ci riuscimmo, trovando negli archivi quel nastro. Ho pensato: “Wow, è fantastico”.»
Siccome Moran aveva suonato così tante versioni diverse del pianoforte originale, Clark decise di chiedergli di rifare l’accompagnamento alla pista cantata da Mercury; in modo da pubblicarla nel 2019.
Il 21 giugno viene rilasciato un singolo digitale con la versione “inedita” del brano Time, provata da Freddie nel gennaio del 1986 negli studi di Abbey Road.
L’uscita è stata accompagnata da un mini-documentario, con interviste sul set del Dominion Theatre e nel backstage.
Il brano è stato ribattezzato “Time waits for no one”, aggiungendo al titolo originale le prime parole del testo.
“La versione provata ad Abbey Road, aveva solo Freddie con un pianoforte. Era magica e mi fece venire i brividi.”
Come dare torto a Dave? Il brano era già molto bello nella versione originale, ma la voce di Freddie, riportata in primo piano, riesce a toccare profondamente il cuore di tutti noi.