Freddie Mercury e Rudolf Nureyev avrebbero vissuto una appassionante storia d’amore durante gli ultimi anni delle loro vite. Ogni tanto mi imbatto in questa notizia e recentemente in un gruppo Facebook dedicato alle tombe dei personaggi famosi. Esattamente nel post riservato alla bellissima sepoltura del sommo ballerino (la tomba riproduce il drappeggio di un kilim kazako progettato dallo scenografo Ezio Frigerio e realizzato a mosaico dallo Studio Akomena di Ravenna) compare un commento nel quale si ricorda della storia tra il frontman dei Queen e il più grande danzatore del XX secolo con l’aggiunta di un “è cosa risaputa”.
Dunque mi viene spontaneo domandare all’autore dove avesse recuperato questa notizia, con il risultato che l’amministratore della pagina ha disattivato i commenti al post. Non che la cosa mi abbia offeso, ma è stata la spinta per scrivere queste mie riflessioni a riguardo.
Riflessioni che cercheranno di essere più oggettive possibili basandosi su qualche fonte accettabile e non su articoli scandalistici della stampa italiana. Se non avete voglia di seguirmi, vi spoilero subito il finale: non ci sono prove oggettive che sostengano la tesi della liaison amorosa tra i due artisti.
Ma allora dove è nata questa teoria?
Dobbiamo tornare indietro nel 1995, quando viene pubblicata una biografia che si intitola “Nureyev senza trucco” di Yuri Matthew Ryunty nella quale si trovano 49 lettere che Rudolf scrisse all’autore Patrick White, dove si riferiva a Mercury in quelle pagine soprannominandolo con il nome “Eddie”.
In questo libro possiamo anche leggere un racconto della leggendaria coppia:
“È in Spagna che si incontrano la prima volta, durante il ricevimento regale di Juan Carlos e Sofia. C’è una foto. Sono in smoking. «Lei è un ballerino straordinario». «E lei sarebbe dunque Mercury?»
«Ti voglio far ascoltare una canzone, Barcelona», dice Eddie, accendendo tutte le luci di tutte le stanze. Un bambino felice. Alza il volume dello stereo. La voce di Montserrat Caballé. Si stende vicino a Rudy, sillaba il testo, e con le dita sulla schiena dell’amante batte il tempo. La settimana è cominciata.
La passano senza mai uscire di casa. Stanno tutto il giorno nudi. Fanno l’amore ovunque, e per cento volte. Mangiano fragole e formaggio Camembert. Bevono cognac Camus. «Io adoro la cucina francese», dice Eddie masticando. Rudy fuma sigari. Non parlano mai di lavoro. Ma di soldi sì. È un’ossessione da miliardari. «Fai sempre pagare a me le telefonate». Collect call interminabili, confessioni di là dall’oceano, dopo uno spettacolo, prima di una cena, appena si fa alba. E quei debiti assurdi, contratti per «un’auto che costa più di un aereo». «Certo – replica Eddie – io spendo tutto da un concerto all’altro, mentre tu prendi prestiti in banca e costruisci case in America e a Londra». Litigano. Si baciano. Si rimproverano. Si addormentano sempre abbracciati. L’ultimo giorno non parlano. Già si mancano, e contano le ore. Uscendo, Eddie, lo prega di ascoltarne la musica «ogni volta che puoi».
Il tono del racconto fa decisamente pensare ad una fanfiction, non sono sicuramente descrizioni realistiche secondo me.
I due si sono incrociati una sola volta, nell’ottobre 1988 in occasione del Festival spagnolo “La Nit”, serata nella quale la bandiera olimpica arrivava a Barcellona dopo le Olimpiadi di Seoul. In questa occasione, in cui si esibirono molti ospiti, Freddie Mercury e Montserrat Caballè presentarono e si esibirono in playback sulle note di “Barcelona” che diventerà inno olimpico nel 1992.
Tra gli ospiti c’era anche Nureyev e la prova che Freddie e Rudy si sono quantomeno incrociati sta in una foto che li vede vicini a Re Juan Carlos. Poi più nulla.
Negli anni ho letto decine e decine di biografie di Freddie, autorizzate o meno e mai nessuno accenna a una ipotetica relazione.
L’assistente personale di Freddie, Peter Freestone, nella sua “Una Biografia Intima” dedica all’evento de La Nit poche righe e nomina la presenza dell’illustre ballerino tra i vari ospiti. Freestone nel corso di 30 anni ha raccontato tantissimi dettagli sulla vita di Mercury (a mio modesto parere ha parlato pure troppo) e credo che se avesse avuto la possibilità di parlare di uno scoop del genere, lo avrebbe sicuramente fatto. Un gruppo di fan italiani lo ha recentemente incontrato a Barcellona e lui ha liquidato la domanda riguardo a Freddie e Rudy, ricordando il semplice incontro nel lontano 1988, incontro al quale non è seguito nulla.
Anche una biografa come Lesley-Ann Jones che ama molto il gossip, non parla di Mercury e Nureyev.
Ma torniamo al dettaglio delle 49 lettere: 49!! Nessuno le ha mai viste. Strano, vero?
L’anno scorso Mary Austin, ex fidanzata e grande amica di Freddie, erede della sua fortuna e padrona della sua dimora londinese, ha svuotato la villa situata in Logan Place, vendendo tutto il suo contenuto. Vi pare possibile che queste lettere non siano saltate fuori? Fosse solo per il valore altissimo, Mary le avrebbe messe subito all’asta.
Luigi Pignotti, il fisioterapista e manager di Rudolf Nureyev, è fra coloro che rinnegano l’amore tra Rudolf e Freddie. Durante un’intervista al portale Gay.it avvenuta tempo fa, l’aveva commentata così: “Una pura invenzione per fare una telenovela che poi non è partita”. “No, ho vissuto 26 anni al suo fianco. Poi Mercury era gay e Nureyev non andava con i gay” aveva dichiarato duramente. (Quest’ultima parte della dichiarazione mi lascia comunque perplessa…)
Dunque questa storia fa acqua da tutte le parti e non ha un briciolo di credibilità.
Aggiungo anche che in quegli anni Freddie scopre di essere malato di Aids (nel 1987) e si concentra moltissimo sulla produzione dell’album Barcelona e dall’88 in poi lavora assiduamente con i Queen a “The Miracle” e “Innuendo” anche se le sue condizioni di salute peggiorano sempre di più. Negli ultimi tempi si rifugia a Garden Lodge con una ristrettissima cerchia di amici, tra i quali il suo amato compagno Jim Hutton. Ecco, io non penso avesse tempo e voglia di scrivere lettere appassionate a Nureyev…
Questa storia è tornata alla ribalta nel 2019 quando uscì il film biografico “The White Crow” (a mio parere pessimo) su Nureyev e allora i giornali andarono a ripescare negli archivi la notizia delle lettere d’amore e riempirono nuovamente testate e telegiornali.
Adesso che entrambi i protagonisti hanno avuto un biopic, spero che la leggenda metropolitana del loro amore venga definitivamente archiviata.