Ogni fan di Freddie Mercury che si reputi tale sa che per molto tempo dovrà convivere con la sua arte, godendone appieno, ma anche purtroppo con la sua vicenda umana, restandone per sempre segnato.
Ed è proprio quello che è successo a me molti anni fa’. Tuttavia ogni qual volta mi capita sotto lo sguardo una di queste foto, le emozioni sono veloci a correre come pure le riflessioni sull’ esistenza e sul senso che ognuno di noi é in grado di dare ad essa.
Provo spesso ad immaginare come possa aver vissuto Freddie gli ultimi mesi di vita e la vertigine mi travolge. Avrà dimenticato gli zeri sul conto in banca,le numerose ricchezze accumulate, non avrà fatto più caso ai fans fuori la porta o ai giornali che lo sbattevano in prima pagina. Freddie era solo davanti allo specchio e sulla pelle e nel cuore ogni giorno un segno in più della sua sentenza di morte. Chi era Freddie in quei giorni, come e per che cosa viveva? Probabilmente ogniuno di noi con la stessa pendenza sulla vita con un figlio un genitore o un proprio caro cercherebbe di vivere appieno ogni istante per alleviare il proprio dolore ma sopratutto quello di chi resta. E Freddie come avrà convissuto con questo dolore per cui ogni giorno che scivola dal calendario é oro regalato dal cielo? Freddie che non aveva una famiglia, solo buone amicizie e un grande legame di una vita. Gli stessi genitori tenuti debitamente a distanza per non arrecare ulteriore sofferenza.
Questi interrogativi hanno sempre accompagnato la mia passione e se non mi hanno dato mai una risposta, mi hanno però regalato una certezza, la grandezza dell’uomo a far da ultimo sipario alla grandezza dell’artista. Freddie ha dedicato il suo ultimo senso di vivere, i suoi più profondi soffi vitali a ciò che amava di più, la sua arte. La sua voce consegnata all’eternità per non tornare mai più indietro un tardo poneriggio di Novembre é il suo testamento la sua prova d’amore per i suoi fans ma anche per chi lo ha amato da più vicino. E la magia del suo canto è proprio lì, nel saper trasformare la banalità della morte nel più bello dei voli e il vuoto della mancanza nel più dolce dei ricordi. E personalmente, per tutto questo e per molto altro non smetterò mai di ringraziare il Signor Bulsara.
