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Dietro ad ogni grande canzone ci sono sempre grandi autori, mi verrebbe da dire, parafrasando un noto proverbio. È il caso di Barcelona, nata dal genio di due persone speciali: Freddie Mercury e Mike Moran.

Mike è nato il 4 marzo del 1948 a Leeds ed è tuttora un noto musicista e produttore. È maggiormente noto nel Regno Unito perché nel 1977 partecipò all’Eurovision Song Contest classificandosi secondo insieme a Lynsey De Paul con il brano Rock Bottom.



Nel corso degli anni ha lavorato con moltissimi artisti come Joe Cocker, George Harrison (del quale fu anche molto amico, come racconta lui stesso nella bella intervista rilasciata a Queen Fans Italia Worldwide), Kate Bush, Extreme e, pensate un po’, anche con il nostro Eugenio Finardi con il quale ebbe una prolifica collaborazione fino al 1982.

L’incontro con Freddie avvenne in occasione del musical Time. Dave Clark infatti voleva a tutti i costi i grandi nomi della musica britannica e quindi la scelta di coinvolgere Mercury nel progetto fu scontata.

Alla stesura del pezzo portante, Time appunto, partecipava anche Mike Moran e per questo motivo i due si ritrovarono a collaborare. Mike, nell’intervista a noi rilasciata, descrive il rapporto professionale con Mercury in maniera veramente accorata. I due andarono subito d’accordo per affinità di idee e per il modo di affrontare il lavoro. Freddie, dimostrando come sempre notevole intelligenza, chiese subito a Mike di proseguire il loro rapporto professionale anche in altri progetti.

L’occasione per ritrovarsi fu la produzione della splendida cover del brano dei Platters, The Great Pretender, di cui ho già parlato in un precedente articolo.

Come ricorda Mike, all’epoca i singoli prevedevano due lati, A per la canzone principale e B per un secondo brano. Cosa inserire dunque nel lato di B di The Great Pretender? Freddie chiese a Mike di suonare al piano qualcosa di classico e lui improvvisò un canto in stile operistico. Nasce così Exercises in Free love che poi diventerà Ensueno per l’album Barcelona.

I due stringono una sincera amicizia. Mike ricorda con piacere le numerose serate a Garden Lodge. Una dimora felice, piena di belle persone, musica, arte, divertimento e buon cibo!

Mike ha speso belle parole anche per Jim Hutton: un partner perfetto, lovely man!

Nel 1987 Freddie risponde con il nome di Montserrat Caballé alla domanda su quale fosse il suo cantante spagnolo preferito. Lui, da grande amante dell’opera, riteneva Montserrat la Pavarotti dell’opera: The Voice in pratica.

Questa sua esternazione portò Pino Sagliocco, il promoter del tour spagnolo dei Queen del 1986, a contattare, Carlos Caballé, fratello della soprano. La notizia arriva alle orecchie di Montserrat che vuole a tutti i costi incontrare Mercury.

Mike ricorda che Freddie era super eccitato all’idea di incontrare il suo idolo! Voleva che tutto fosse perfetto. Anche se a pensarci pare l’incontro meno compatibile della storia della musica, i due invece andarono subito d’accordo. La Caballé chiese di cantare qualcosa e Freddie e Mike le proposero subito Excercises in Free Love.

Fu una nottata lunga e produttiva perché la soprano se ne andò lanciando l’idea di cantare un brano insieme. Inoltre la Caballé portò sul palco Excercises in Free Love cantandola poche sere dopo in un recital a Londra accompagnata proprio da Moran al piano e davanti a Freddie seduto nel pubblico.

Probabilmente a Freddie sembrò una battuta quella di scrivere un brano originale perché, come ci disse Mike, non si mise subito all’opera, ma cominciò solo dopo numerose telefonate di Montserrat che chiedeva notizie del pezzo: per lei non era stata una provocazione, anzi, era molto interessata a questa originale collaborazione.

Dunque Mike e Freddie lavorarono a Barcelona, un brano dedicato alla città natale della Caballé.

La difficoltà nell’avvicinare il mondo del rock e il mondo dell’opera, fu affrontata rispettando entrambi i ruoli. Mike dice che l’idea del brano si basa sul rispetto delle vocalità di Freddie e di Montserrat. Barcelona infatti rappresenta un terreno comune, un punto di incontro dove il rock non sovrasta l’opera e viceversa. Sarà per questo che ne uscì il pezzo memorabile che conosciamo.

Il brano fu completato in un paio di mesi per essere poi presentato il 29 maggio del 1987 in una serata di galà al Ku Club di Ibiza. Barcelona fu pubblicato come singolo il 26 Ottobre dello stesso anno.

Montserrat ne fu talmente entusiasta da lanciare l’idea di registrare un intero album! Io mi immagino Freddie che rischia di svenire per l’emozione e la paura di non farcela, ma che si butta a capofitto in questa sfida, mai affrontata da nessun musicista prima di allora.

Persino Pavarotti cercò di dissuadere la collega dall’imbarcarsi in questa impresa! Per fortuna Montserrat aveva una genialità molto affine a Freddie e non si fece scoraggiare. Sappiamo poi, come sono andate le cose: solo pochi anni dopo Pavarotti (l’idea fu di Nicoletta Mantovani in realtà) darà vita al progetto Pavarotti and Friends!



Lavorare con la Caballé non fu affatto facile perché lei aveva una agenda fittissima di impegni e i pochi giorni disponibili qua e là, li dedicava alla registrazione dei brani proposti da Freddie e Mike.

I brani furono tutti scritti e composti da Freddie e Mike, tranne The Fallen Priest e The Golden Boy per i quali i due chiesero la collaborazione niente meno che a Tim Rice (paroliere di Jesus Christ Superstar e Evita, solo per citarne alcuni).

L’album fu presentato in anteprima al Festival La Nit a Barcellona l’8 ottobre 1988 e pubblicato due giorni dopo.

Sappiamo bene che le condizioni di salute di Freddie cominciarono a peggiorare proprio in quegli anni, ma anche Mike ci ha confermato che Freddie non parlò mai apertamente della sua malattia. Non proferì parola con nessuno, tantomeno con Mike, riguardo l’HIV. Certo era evidente che qualcosa non andava bene, ma Mike ricorda di aver pensato a problemi al fegato o al cuore. Poi quando la situazione divenne via via più grave non ci fu bisogno di spiegazioni perché ormai era evidente a tutti che Freddie non sarebbe sopravvissuto all’AIDS.

Mike è stato uno dei pochi amici che è stato accanto a Freddie fino alla fine. Il suo tono di voce, quando ci ha raccontato l’ultimo compleanno a Garden Lodge, si è fatto commosso e gli occhi sono diventati lucidi. Ricorda una bella festa, ma molto più sobria rispetto alle precedenti e un Freddie che ha congedato presto i suoi ospiti perché si sentiva molto stanco.

Nel 2019, Mike ha lavorato nuovamente al brano Time (Time Waits For No One). Negli studi di Abbey Road sono riemersi dei nastri sui quali Freddie aveva inciso una versione solo voce e piano del brano. Mike racconta che si è infilato le cuffie e mentre suonava il pianoforte gli è sembrato di tornare ai vecchi tempi con la voce di Freddie che gli risuonava nelle orecchie. Dalle sue parole si capisce che per lui è stato molto emozionante e toccante tornare a lavorare su Time, per renderlo un brano ancora più coinvolgente dell’originale.

Da spettatrice dell’intervista, che vi consiglio caldamente di recuperare sulla pagina Facebook o sul canale YouTube del gruppo, ho percepito Mike come un uomo veramente appassionato del suo lavoro (non ha mai smesso di collaborare con tanti artisti ed è grato che la parentesi covid sia terminata) e sinceramente amico di Freddie. Se lo ascoltate non potrete non notare l’affinità elettiva con Mercury.

Due musicisti geniali e illuminati che hanno regalato un capolavoro alla musica mondiale!

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